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Zschokke, Heinrich.

Scrittore svizzero. Spirito avventuroso, nel 1788 lasciò la famiglia per seguire nei suoi vagabondaggi una compagnia di guitti con la quale rimase per quasi due anni. Studente a Francoforte, si laureò in Filosofia e Teologia. Nella stessa città si avvicinò alla massoneria; gli inni da lui composti per esaltare la Rivoluzione francese gli tolsero ogni possibilità di ottenere una cattedra. Dopo una breve sosta a Magdeburgo, presso la sua famiglia, intraprese un viaggio durato quasi tre anni, che lo portò in Francia, in Italia e successivamente in Svizzera, dove si stabilì (1798). Fu commissario elvetico a Unterwalden, Waldstätten e Basilea, ma venne costretto dai federalisti a ritirarsi dalla politica. Decise quindi di dedicarsi all'educazione del popolo attraverso un settimanale e opere storico-pedagogiche, tra le quali Guida per i maestri di campagna (1799); Il villaggio degli alchimisti (1817); Tradizioni per la storia del nostro tempo (1817-1823); Quadri della Svizzera (1825-26). Nominato consigliere minerario e forestale del cantone di Aarau, studiò la silvicoltura, pubblicando l'opera I boschi alpini (1804) e un manuale per guardaboschi, Il guardaboschi svizzero. Come narratore e commediografo Z. lasciò una vasta produzione; citiamo fra le sue opere i romanzi I fratelli neri (1791); Il grande bandito Abällino (1793); Adelrico nei boschi (1826), romanzo storico; vari volumi di racconti e novelle tra cui Arkadien; Kleine Schriften; Vignetten. Riportato sulla scena politica dalla Rivoluzione di luglio, divenne vicepresidente del Consiglio costituzionale. Fondò la rivista "Prometheus" continuando nella sua opera di edificazione e di educazione del popolo. Nel 1842 scrisse la sua autobiografia (Magdeburgo 1771 - Aarau, Argovia 1848).